Didaskaleion 3 (1914) pp. 65-68


TERTULLIANO, Apologetico, 47, 6.

Tertulliano, enumerando le varie opinioni dei filosofi greci intorno a Dio, dopo d'aver ricordato come gli uni lo credessero incorporeo, gli altri corporeo, e chi composto di atomi, chi di numeri, chi di fuoco, aggiunge che mentre i Platonici ammettevano l'intervento divino nelle vicende umane, gli Epicurei, al contrario, tale intervento negavano. Questa seconda parte del periodo si presenta con parecchie differenze nelle due redazioni dell'Apologetico 1, rappresentate principalmente dal codex Parisinus 1623 e dal codex Fuldensis. Sarà utile esaminare attentamente tali varianti, perché esse ci offrono, raggruppati in una sola frase, parecchi casi tipici che s'incontrano spesso nel confronto delle due redazioni. Ecco il passo come si legge nei due codici 2 :

Codex Parisinus

... et Platonici quidem curantem rerum. contra Epicurei otiosum et inexercitum, et, ut ita dixerim, neminem humanis rebus.

Codex Fuldensis

... et Platoni: et quidem curantem rerum factorem, et actorem rerum contra Epicuri otiosum et inexercitatum et (ut ita dixerim) neminem in rebus humanis...

Con questo luogo dell'Apologetico mettiamo in confronto un passo parallelo dell'Ad nationes, dove Tertulliano |p66 esprimendo lo stesso pensiero, adopera quasi le stesse parole: ... Platonici quidem deum [exponunt] curantem rerum et arbitrimi et iudicem, Epicurei otiosum et inexercitum, et, ut ita dixerim, neminem 3.

Dal confronto di questi tre passi appare subito evidente che la lezione del cod. Fuld.: Platoni et per Platonici, e Epicuri per Epicurei sono degli errori materiali del copista e forse una falsa lettura dello stesso Modius. Letto poi Platoni et invece di Platonici, quel nome fu unito con la proposizione precedente : aliux ex igni qua Heraclito visum et Platoni: lo sbaglio è manifesto.

In secondo luogo nel cod. Fuld. dopo l'espressione curantem rerum, troviamo due parole che a torto, e forse inavvertentemente, furono trascurate dagli editori. Difatti, dopo curantem rerum, leggiamo factorem et actorem rerum che il Rauschen, non solo non accoglie nel testo 4, ma, caso strano, non cita neppure nell'apparato critico : eppure quelle parole meritavano d'essere conosciute dagli studiosi ; io, anzi, le credo del lutto autentiche e degne d'entrare nel testo, almeno le prime tre : factorem et actorem. Mi conferma in questa opinione il confronto con l'Ad nationes. Come qui dopo le parole curantem rerum, c'è arbitrum et iudicem in corrispondenza al seguente otiosum et inexercitum; così nell'Apologetico bisogna metterci factorem et actorem. Il mutamento di parole dall'una all'altra opera è dovuto al desiderio di ottenere un'antitesi più efficace. Infatti ad otiosum et inexercitum s'oppone meglio factorem et actorem che non arbitrum et iudicem 5. Tertulliano nell'Apologetico, ripigliando qualche concetto espresso già nel libro |p67 Ad nationes, spesso lo varia leggermente, cambiando qualche vocabolo o frase (i) : nessuna meraviglia, quindi, che abbia sostituito factorem et actorem ad arbitrum et iudicem.

La caduta di quelle tre parole negli altri manoscritti a me sembra che sia dovuta a un doppio errore degli amanuensi. Il primo si ebbe nel ripetere rerum dopo actorem, per influsso del vicino curantem rerum : e di questo sbaglio c'è rimasta la prova nel cod. Fuld. Una volta entrato questo altro reclini, copiando si saltò dal primo al secondo, e così le parole intermedie scomparvero dai codici.

Una terza differenza tra le due redazioni c'è data dalla parola inexercitum che si trova in tutti i manoscritti, mentre il Fuldense ha inexercitatum. Gli editori hanno adottato la prima lezione, perché essa si trova pure nell'Ad nationes. L'Hartel, nello studio citato, afferma che il cod. Fuld. è indubbiamente una recensione rimaneggiata qua e là sui due libri Ad nationes (2). Il Callewaert, invece, ha negato recisamente ciò, perché mentre c'è una serie di varianti in cui il cod. Fuld. si allontana dagli altri codici, accostandosi al testo dell'Ad nationes ; ce n'è pure un'altra serie, non meno numerosa della prima, in cui succede precisamente il contrario (3). Il passo che noi stiamo esaminando, mostra che il Callewaert ha ragione. Infatti, seguendo lo stesso ragionamento dell'Hartel, noi qui potremmo venire ad una conclusione tutta contraria alla sua, e dire : la lezione originaria è quella del cod. Fuld. inexercitatum, essa fu poi corretta |p68 negli altri mss. sull'Ad nationes; e, quindi, la recensione del cod. Parisinus è stata rimaneggiata su questa opera. Ma ciò sarebbe un correr troppo; noi ci contenteremo d'affermare più modestamente che, qui, le due varianti si presentano come tutte e due buone ed accettabili ; né il trovarsi una di essa nell'Ad nationes forma un titolo assoluto-di prevalenza.

Una quarta ed ultima differenza tra le due redazioni, troviamo nelle parole finali. Ora io noto che la variante del Fuld, ci da una clausola molto più regolare ed armoniosa (nemîn(em) in rebûs humanîs= eretico più trocheo, preceduto da un altro eretico di quella dataci dagli altri còdici (nemîn(em) humanis rebûs). Ed ora conchiudiamo. La lezione del cod. Parisinus ci è giovata per correggere un manifesto errore di trascrizione del cod. Fuldensis ; mentre questo, a sua volta, ci ha conservato un inciso che molto probabilmente è autentico. C'è poi una lezione che si presenta egualmente buona ed accettabile nell'uno e nell'altro codice; ed in ultimo la redazione fuldese con una leggera trasposizione di parola ci da una clausola migliore della volgata. Questi quattro casi che noi abbiamo trovato esaminando una breve frase dell'Apologetico, sì ripetono più e più-volte in tutto il corso dell'opera; ora, io credo che per dare un giudizio definitivo sulle due redazioni del capolavoro di Tertulliano, sia utile e necessario riunire le diverse varianti, in tanti gruppi o tipi, per trovar poi una soluzione unica e soddisfacente che possa fornirci la ragione delle gravi differenze fra le due redazioni dell'Apologetico.

Castellammare di Stabia.

F. DI CAPUA.


1. p.65 (1) Cfr. J. P. WALTZING, Les trois manuscrits de l'Apologétique de Tertullien Louvain, 1912; e Didaskaleion, I, 1912, pag. 554-8. Il Waltzing ha giustamente fatto osservare che le varianti raccolte dal Modius, non provengono solo dal cod. Fuld. Infatti quell'erudito infaticabile aveva la mania delle varianti, e, in tutta la sua vita, ha collazionato un numero incredibile di mss. Del resto, se questo fatto fu trascurato dai moderni, non era ignoto agli antichi: cfr. MIGNE. P. L. I, col. 44.

2. p.65 (2) WALTZING, O. c. pag. 236.

3. p.66 (1) Ad nationes, II, 2; pag 96,6 dell'ediz. del Reifferscheid, C. S. E. L. vol. XX; oppure Migne, P. L. I, col, 588.

4. p.66 (2) G. RAUSCHEN, Tertulliani Apologetici recensio nova, Bonn, 1906, pag. 131.

5. p.66 (3) Cfr. Cic. De natura deorum, i, 44, 123, « omnino nihil curantem, nihil agentem », e 1, 8, 18, « opificem aedificatoremque mundi Platonis de Timaeo Deum »; MlNUCIO, Oct. 19, 8, « Epicurus ille, qui deos aut otiosos fingit aut nullos », e 19, 14, « Platoni itaque in Timaeo deus est ipso suo nomine mundi parens, artifex animae, caelestium terrenorumque fabricator »; e TERTULLIANO, Apol. 46, 9, « licet Plato adfirmet [Deum] factitatorem universitatis ».

6. p.67 (1) Cfr. W. VON HARTEL, Patristische Studien, II, Zu Tertullian ad Nationes, estratto dai Sitzungsberichte der K. Akademie der Wissenschaften in Wien, philos. histor. Classe, CXXI; quivi a pag. 21-84 son messi di rincontro i passi paralleli dei due trattati.

7. p.67 (2) O. e. pag. 21.

8. p.67 (3) C. CALLEWAERT. Le codex Fuldensis, le meilleur manuscrit de l'Apologeticum de Tertullien, Bruges, 1902, pag. 7-8. Paragonando le varianti del solo primo cap. dell'Apolog. questo autore trova che l'Ad nationes s'accorda due volte col Fuld.; quattro volte invece s'accorda con gli altri mss. e quattro altre volte i tre testi differiscono fra loro.


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